Un blog incentrato sulla relazione apprendimento – tecnologia, non poteva tralasciare un articolo sul Personal Learning Enviroment.
Nel 2005, sulla base delle indagini del ricercatore Scott Wilson, che parlò per primo di un modello concettuale di VLE (definito da egli stesso: Future Virtual Learning Environment) con l’intento di affermare la nascita di un nuovo modo di organizzare e gestire l’apprendimento, una comunità di studiosi e di ricercatori iniziarono a parlare di questo nuovo strumento software.
In italiano,
l’acronimo inglese PLE significa “ambiente personale di apprendimento”, cioè
uno spazio virtuale di apprendimento che aiuta coloro che apprendono ad
organizzare e controllare lo studio e le proprie conoscenze (fonte: Wikipedia PLE ).
Un aspetto
molto interessante di questo attuale sistema tecnologico è il fatto che un
individuo può inserire tutte le informazioni più disparate di interesse per
l'apprendimento sotto un singolo tetto operativo. Inoltre, è pensato per
semplificare la gestione di tutte le informazioni, creando un significato attraverso
l'aggregazione, il linking e il tagging dei metadati (es. commenti, parole
chiave).
Dunque, i PLE sono sistemi aperti, interconnessi tra
loro e con altri servizi esterni, controllati e gestiti dagli utenti ed hanno
prevalentemente carattere non istituzionale. Ma allora, l’apprendimento ha confine?
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